giovedì 26 aprile 2012

La prova del cuore

 Chef stellato di origini trentine, volto noto per la sua presenza nel programma La prova del cuoco, è titolare del insieme al suo fratello gemello del Ristorante di famiglia Orsogrigio di Ronzone. Ma grazie al suo nuovo libro, una raccolta di ricette, abbiamo scoperto molto di più di lui: che è una persona semplice e solare, legate alle origini, che ama scoprire, inventare, ma anche rimanere legato alla tradizione. E, soprattutto, quando gli chiedi aiuto non volta le spalle, proprio non ce la fa. Così ha detto lo chef Cristian Bertol quando l’abbiamo contattato, qualche giorno fa, e nella Val di Non nevicava ancora: abbiamo parlato del suo nuovo libro, di ricette, di cucina. E dopo la chiacchierata mi posso ritenere soddisfatta:  perché condividiamo la stessa passione per lo strudel alle mele: amiamo cucinarlo con gli stessi ingredienti e la stessa semplicità, anche se le sue dritte, come leggerete, sono fondamentali per una sorprendente riuscita.



Cristian, partiamo dal tuo nuovo libro: una raccolta di 60 ricette, dal titolo la Prova del cuore.
L’idea nasce dall’amicizia forte con il Presidente della Fondazione Trentina per l’Autismo. Era da tempo che parlavamo di cosa potessi fare io per loro. Alla fine, con molto impegno, ho deciso di fare questo libro, che nasce proprio per aiutare loro (il ricavato del libro va interamente alla Fondazione, ndr). La prima edizione è stata solo regionale: abbiamo venduto ventimila copie in quattro mesi. Con Giunti poi abbiamo pensato di estendere il progetto a livello nazionale.
Chef e scrittore?
L’ho fatto per solidarietà. A me piace cucinare innanzitutto. Non ho mai pensato di scrivere.
Ho trentotto anni e di libri di cucina li scrivono tutti. Quindi non ho mai sentito l’esigenza di prendere in mano la penna per scrivere un libro di mio pugno. Anche perché di carattere io cerco sempre di imparare, non di insegnare.
Com’è stato lavorare al libro?
Un impegno enorme, veramente. Lavoravo tutto il giorno e poi nelle ore libere mi dedicavo al libro. Dormivo poco, ma in compenso mi sono divertito tanto a realizzarlo. Sono riuscito anche a valorizzare molti aspetti della cucina trentina a cui io sono legato.
Un seguito al tuo libro?
Perché no. Mi piacerebbe tanto.
Cosa ti piace cucinare?
Amo cucinare in generale, amo creare come il bambino si diverte con il Pongo, esattamente come un gioco. Ma se devo scegliere un piatto mi piace proporre la carne salada con la marinatura al TrentoDoc, accompagnata, in base alla stagione, da asparagi bianchi o carciofi. Io adoro i carciofi di Albenga.
L’ingrediente che non manca mai nella tua cucina.
L’olio d’oliva di Riva del Garda. E’ un buon olio, ‘ruffiano’, non è molto carico, dolce ma ha carattere.
Quali sono i piatti da rivalutare sulle nostre tavole?
Quelli della tradizione povera, ad esempio la lingua di vitello, la guancia di bue.
Quanto il Trentino c’è nei tuoi piatti?
Tantissimo, l’ottanta per cento. Ho girato tanto per lavoro e sono cresciuto professionalmente con la convinzione che le tradizioni sono importanti e noi chef dobbiamo conservarle, grazie alla cucina. In generale poi io non sono uno legato alla moda.
Come definiresti quindi la tua cucina?
Semplice ma con gusto.
Che piatto consiglieresti ai lettori di cucinare in famiglia?
Non ho dubbi, lo strudel. E’ un piatto che vince su tutto. Cucinato con la mele renetta e con pochi ingredienti, perché è lei la regina del piatto. Io ci aggiungo pinoli, uvetta e cannella, e al posto della pasta sfoglia io faccio la pasta matta – che si chiama così perché quando la tira da una parte si ritira dall’altra – composta da acqua, olio di semi, farina e aceto di mele.
E per una cena ‘a due’?
Io sono un romanticone quindi vi consiglio un sufflè al cioccolato dal cuore tenero abbinato ad un buon moscato giallo del Trentino.
In entrambi i casi hai consigliato due dolci..
Condivido una regola fondamentale della cucina: i commensali si ricordano sempre il primo piatto e l’ultimo. Per questo secondo me sono molto importanti i dolci. E poi nel caso della cena ‘a due’ ricordo a tutti gli uomini che le donne si prendono per la gola!

Nel volume, pubblicato da Giunti Editore con Rai Eri, Cristian si racconta: la dura scuola di suo padre, le prime esperienze lontano da casa già a 16 anni, l’apprendistato presso i cuochi più importanti d’Italia e del mondo fino al ritorno nella sua Val di Non, la Stella Michelin, l’apertura - con l’adorato fratello gemello Renzo - dell’hotel 5 stelle accanto allo storico ristorante di famiglia, l’esperienza della tv, che lo vede ogni settimana alla Prova del Cuoco.



La prova del cuore. Le mie ricette, la mia passione, Editore Giunti, pagg 160, 16,90 euro

martedì 24 aprile 2012

Il miglior libro per... ENZO MICCIO

Metri e metri di chiffon, strass, organza, seta, tulle: il mondo che sognano tutte le donne. E lui è bravissimo a tradurre in modo elegante e stupefacente i desideri delle signore di tutta Italia. Soprattutto nel giorno speciale di ogni donna: il giorno del sì, lo voglio.
Wedding planner dal gusto raffinato e ricercato, precursore e opinionista di tutti i trend della moda a livello internazionale, è uno dei volti più noti del canale Real Time. Esatto, proprio lui: Enzo Miccio. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui sul suo ultimo libro, la moda, il giorno del matrimonio e dei suoi gusti letterari.


 

Enzo, nel tuo libro ripercorri le tappe fondamentali dell'organizzazione di un matrimonio dando consigli ai lettori. Quali sono a tuo giudizio i momenti più delicati in cui bisogni porre maggiore attenzione nell'organizzazione di un Matrimonio da favola?
Tutti i momenti sono delicati e speciali. Solo una buona regia con una maniacale attenzione a tutti gli aspetti organizzativi e agli infiniti dettagli può assicurare un risultato "da favola". 
Cosa significa per te essere diventato anche scrittore?
E' una cosa a cui non avevo mai pensato ma che mi ha dato enormi soddisfazioni sopratutto con il terzo libro: Matrimonio da Favola. Ho raccontato, attraverso i rapporti che ho costruito con le mie spose, come e' nata la messa in scena del loro matrimonio ma anche l'amicizia che si e' poi consolidata e che dura tutt'ora. Una bellissima esperienza.
Ti piace leggere?
Ho imparato ad amare la lettura, anzi mi hanno insegnato ad amarla ed e' successo intorno ai venticinque anni grazie ad una persona a me molto vicina che mi consigliava autori e libri che hanno contribuito alla mia formazione.
Che ricordi hai legati alla lettura?
Molte vacanze in giro per l'Europa, momenti di evasione, qualche volta anche isolamento io e il mio libro soli sperando che non finisse troppo presto...
Quando preferisci leggere e dove?
Mai a letto, mi addormento, quindi ho solo i momenti di vacanza e relax.
Un personaggio di un libro a cui sei particolarmente legato.
Da ragazzo leggevo i gialli di Agatha Christie, mi affascinavano le ambientazioni e il buffo Poirot
Il genere letterario che preferisci.
Quelli storici li adoro ma ultimamente mi piace anche evadere con dei romanzi divertenti e leggeri. Di Sophie Kinsella, che ho avuto il piacere di conoscere, ho letto tutto.
Il tuo libro preferito?
Il Deserto dei Tartari mi ricorda la mia fanciullezza. Che bei tempi!
Il tuo autore preferito?
Non ho il mio autore preferito, il mio stilista preferito, il mio cibo preferito, il mio film preferito.
Sono uno curioso di tutto ma ci deve essere sempre qualcosa che mi possa attrarre e catalizzare l'attenzione.
Il libro che non sei riuscito a portare a termine?
Tanti, li chiudo e li lascio in libreria. Chissà mai che non ci ripensi!
Prima di salutarci, u
n consiglio per tutte gli sposi…
Siate voi stesse il giorno del matrimonio e cercate di seguire la strada della sobrietà e del buon gusto... Già in questo modo e' difficile, figuriamoci se vi lasciate prendere dalla mano!
E le dritte in fatto di moda per la prossima estate.
La moda della prossima estate?
Un'estate all'insegna del colore. Colori intensi a tratti fluo: il giallo, l'arancio, l'azzurro e il blu. Grande ritorno delle stampe floreali e zeppe anni ’70. Grande rispolvero del duo gonna e blusa a discapito dell'abitino. Banditi abitini sottoveste con spalline e vita bassa (per fortuna!). Dettagli in plexiglas colorato per gioielli e cinture.

Un matrimonio può essere perfetto anche se organizzato in poche settimane ma ricordate che se avete tanti invitati e volete progettare un vero “evento” avrete bisogno di pensarci con almeno un anno di anticipo. La location e il catering vanno scelti il prima possibile e lo stesso vale per l’abito, soprattutto se vi rivolgete ad una sartoria. Per evitare di trovarvi con l’acqua alla gola portatevi avanti e non aspettate l’ultimo momento per scegliere i cadeaux de mariage, prenotare la luna di miele e aprire la lista nozze. Accanto a voi nel momento in cui pronuncerete il “si” ci saranno i vostri testimoni avvisateli in tempo e, se necessario, occupatevi di voi di trasferimenti e stanze d’albergo. (da Un matrimonio da favola, di Enzo Miccio)




Un matrimonio da favola, Rizzoli, pagg.256, 21,50 euro.

lunedì 23 aprile 2012

Il Maggio dei ibri


Fuggiamo insieme.
Cresciamo insieme.
Con i libri e la lettura.






Oggi, Giornata Mondiale del libro, si apre il mese dedicato alla lettura che terminerà il 23 Maggio in concomitanza con la Festa del Libro.  Per tutti gli addetti ai lavori questo periodo è meglio noto come Il Maggio dei libri ed è promosso dal Centro per il Libro e la Lettura del Ministero dei Beni Culturali. L’edizione di quest’anno è particolarmente ricca di eventi e sorprese.
Abbiamo contattato la dott.ssa Flavia Cristiano, Direttrice del Centro per il Libro e la Lettura, per spiegarci le novità.

Signora Cristiano, su cosa avete puntato nella campagna di quest’anno?
Lo scopo è quello di portare il libro fra la gente, distribuirlo e farlo conoscere arricchendolo di un forte valore sociale e affettivo. E favorire così l’abitudine alla lettura: dalle grandi città ai piccoli centri, regioni, province, comuni, scuole, biblioteche, associazioni culturali, case editrici, librerie, circoli di lettori, promuovono iniziative per intercettare anche persone che di solito non leggono. Il libro come amico, compagno di viaggio, amante.
L’edizione di quest’anno ha una particolarità: siamo molto presenti su web, proprio per “parlare” con i giovani.
I posti dove organizzerete gli eventi?
Un po’ ovunque biblioteche, librerie, scuole, ma anche nelle strade, nelle piazze, nei parchi cittadini, nelle carceri, negli ospedali, sugli autobus. Quest’anno abbiamo allargato la cerchia includendo anche supermercati, treni Frecciarossa e piccole stazioni. Per questo motivo abbiamo strutturato una campagna diversificata: perché ognuno possa rispecchiarsi in base a dove percepisce il messaggio.
Chi ha partecipato nell’organizzazione?
Chiunque ami i libri, può essere promotore e testimonial, organizzando gli eventi o partecipandovi e contribuendo così a diffondere l’idea della campagna: autori e lettori, editori e librai, istituzioni e associazioni, radio e giornali, appassionati e curiosi, tutti insieme.
Alcuni esempi di eventi?
Presentazione di moderni booktrailer, giornate dedicate al bookcrossing e a stravaganti letture “in bicicletta”; flash mob in varie città, concorsi letterari, ascolti guidati, incroci con cinema e fotografia, laboratori di scrittura creativa e lettura espressiva, corsi di formazione editoriale, sedute di biblioterapia, mostre-mercato e banchetti di bouquinistes. E poi mostre e progetti per le scuole, ad esempio il “Viaggio della valigia dei libri”: porteremo in 27 scuole italiane fisicamente i libri in valigia per farli conoscere agli studenti. E poi ci sarà spazio per parlare di tutti i tipi di lettura, anche il digitale, l’ebook.
La lettura accessibile a tutti, in posti convenzionali e non. Questo il messaggio che emerge dall’edizione di quest’anno..
Esattamente. Portiamo la lettura dappertutto e in molteplici modi. Il libro si deve vedere ovunque, se ne deve parlare, bisogna far capire quanto è bello leggere. Il libro è una piacevole evasione che ti arricchisce la vita.
Da esperta, secondo lei in Italia si legge parecchio?
Non a sufficienza. Abbiamo grandi lettori che sostengono una grande industria letteraria. Ma non basta. Il numero dei lettori deve crescere e anche “quanto” si legge.
Chi legge nel nostro paese?
Le donne e i giovani in prevalenza. E poi le persone più istruite o chi ha libri in casa.
Per questo la campagna di quest’anno è basata principalmente sul web, per avvicinare i giovani, per creare una simbolica grande “libreria” accessibile anche in internet.
In ultimo, obiettivo di quest’anno del Maggio dei libri.
Crescere, ma non tanto di numero – che comunque ci fa piacere – ma di partecipazione. Vogliamo creare una rete sempre più numerosa che ruota attorno questo evento. Solo così possiamo effettivamente dire di far crescere la lettura, grazie ad un lavoro condiviso. L’unione di tante realtà interessanti può farci arrivare a quelle persone che effettivamente non leggono e poter trasmettere quest’amore. Naturalmente è un obiettivo a lungo termine, non abbiamo fretta.

Per maggiori informazioni su Il Maggio dei libri potete visitare: www.ilmaggiodeilibri.it;
e facebook/ilmaggiodeilibri

sabato 21 aprile 2012

Sandro Gamba, il signore del basket

Mio papà era un grande appassionato si sport. Mi ricordo che negli anni prima della guerra mi portava spesso all’Arena a vedere il campionato di calcio, le riunione di atletica o al Vigorelli ad assistere alle gare di ciclismo su pista.
Gli americani giovano tantissimi partite tra di loro avevano due canestri fissati nella parte alta del retro di un camion. Quando decidevano di giocare, parcheggiavano i mezzi in modo da creare un campo improvvisato. (da Sandro Gamba, il signore del basket di Flavio Suardi)
   
Il basket è una mia passione. E quando ho saputo che un caro collega giornalista, Flavio Suardi, stava scrivendo questo libro su uno dei più grandi allenatori di pallacanestro italiani ne sono rimasta entusiasta del progetto.
A distanza di tempo dalla pubblicazione, l’abbiamo rincontrato per parlare del suo libro e scoprire qualcosa in più sulla sua passione per la lettura.




Flavio, come è nata l’idea del libro?
Quando Sandro è stato inserito nella Hall of Fame del Basket di Springfield. Un giorno, per caso, al telefono gli ho chiesto: "ti va di raccontarmi la tua vita così ci facciamo un libro?". Lui ha accettato di buon grado e abbiamo cominciato a lavorare. La realizzazione è stata una grande ed elaborata intervista durata qualche mese. Ci si sentiva al telefono nei momenti più disparati e nelle pause del lavoro di entrambi.
Un passo del libro significativo.
L'inizio, ovvero quando racconto la sparatoria del 25 aprile 1945 in cui Sandro rimane ferito. I fascisti in fuga sparavano per le strade di Milano e in via Washington, grande via del capoluogo dove abitava, Gamba viene colpito da una sventagliata di mitra alla mano destra. Da qui il dolore, il rischio, fortunatamente scongiurato, di un'amputazione e il rapporto con i soldati americani che lo avvicinano alla pallacanestro come disciplina propedeutica alla sua rieducazione. In sostanza, come un fatto apparentemente (e non solo) tragico, può cambiare il corso della vita di una persona.
Il libro è stato un concerto ben armonizzato tra te e Sandro Gamba. Che rapporto si è instaurato fra voi?
Molto stretto. Mi ha raccontato cose di lui e della sua famiglia che non sono menzionate nel libro, ma che sono molto intime. Mi onoro della sua amicizia.
Da scrittore a lettore. Ti piace leggere?
Sì, ma ci devono anche essere le condizioni giuste per farlo. Quando comincio, non mi piace essere interrotto. L'ho capito durante il liceo, quando cercavo di leggere qualcosa di diverso da quello che mi veniva "imposto". Diciamo che utilizzo la lettura per rilassarmi e per interessarmi di qualcosa con cui normalmente non mi misuro nella quotidianità. Sono un lettore "da spiaggia", piuttosto che "da aereo" e "da hotel" nei lunghi viaggi di lavoro.
Un libro a cui sei particolarmente legato.
La dottoressa Kay Scarpetta di Patricia Cornwell
Il genere letterario a cui sei affezionato.
In assoluto i legal thriller, ma anche le biografie dei grandi personaggi dello sport. Ma questa è deformazione professionale.
Il titolo preferito.
Scelgo, tra i tanti che ho in mente: "Nereo Rocco, la leggenda del Paròn" ex aequo con "Il Romanzo del Vecio", entrambi di Gigi Garanzini (giornalista sportivo, firma e voce di A tempo di sport su Radio24, ndr), che è stato un grande punto di riferimento per me dal punto di vista umano e professionale.
Tre scrittori di cui bisogna avere libri in casa.
Patricia Cornwell, John Grisham e Ken Follett, in rigoroso ordine di preferenza
Un libro che non hai mai finito.
Potrà sembrare strano ma "I pilastri della terra" di Follett. Strano perché lui è uno dei miei autori preferiti.

“Come unico allenatore non americano mi è stata donata una bandiera statunitense. E’ certificata, perché ha sventolato per ventiquattrore. Ogni giorno c’è una bandiera nuova sulla cupola e quando vengono ammainate sono ripiegate in un cofanetto e donate ad un amico del popolo americano per meriti speciali”. Dopo l’ultima raffica di domande dei giornalisti, si può tornare alla vita di tutti i giorni, sfiniti ed emozionati, ma soprattutto consapevoli di essere entrati a far parte di una grande storia. 


Flavio Suardi, giornalista e attualmente ricopre l’incarico di Media Director at Pallacanestro Olimpia EA7 - Emporio Armani Milano. Sandro Gamba. Il signore del basket è il suo esordio letterario 

Sandro Gamba. Il signore del basket. Da via Washington alla Hall of Fame, Roberto Meiattini Editore, € 17.50



venerdì 20 aprile 2012

La luce sugli oceani

La torre di pietra bianca si stagliava sul cielo d’ardesia. Era alta quasi quaranta metri, e Tom fu colpito non solo dal fatto che era molto più alta degli altri fari dove aveva lavorato, ma anche dalla sua esile eleganza. Entrando dalla porta verde trovò più o meno quello che si aspettava. Lo spazio poteva essere attraversato con un paio di falcate e il suono dei loro passi rimbalzò come una pallottola vagante sui pavimenti verde lucido e sulle pareti curve imbiancate.
Tom salì fino al quinto livello, proprio sotto la stanza della lanterna dove batteva il cuore amministrativo del faro. Lì c’era la scrivania con i registri, l’apparecchio Morse, i binocoli.
Nella torre era proibito tenere letto o altro mobilio, ma c’era almeno una sedia di legno con lo schienale diritto e i braccioli consumati da generazioni di mani ruvide.  (da La luce sugli oceani di M.L. Stedman)

Chi può dire se la nostra decisione è giusta o sbagliata, se la prendiamo per desiderio e  amore? E se non fosse esattamente la cosa giusta da fare qual è il prezzo? Il segreto.
 Questa è la storia emozionante di una coppia che abita su un’isola remota, lontano dai rumori, lontano dalla civiltà.
Isabel ama la luce del faro tra gli oceani, che rischiara le notti. E adora le mattine radiose, con l'alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la scogliera e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si stendono come un tappeto senza confini.  Sull’isola con Isabel abita Tom, suo marito e guardiano del faro.
Il lungo silenzio dell’isola una mattina viene infranto da un grido destinato a cambiare per sempre la loro vita: è il tenue vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la bambina senza nome è il regalo più grande che l’oceano le abbia mai fatto. È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua. La chiameranno Lucy. Nessuno lo verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà mai a cercarla. 

Le regole per essere un guardiano del faro

Ogni barca che dall’orizzonte solca l’oceano e tocca la costa deve essere registrata e segnalata.
Così come la sua provenienza e la sua destinazione.
E se un giorno il guardiano omettesse l’arrivo di una di queste?

Ogni singolo articolo o bene presente sulla barca deve essere passato al vaglio del guardiano del faro. Dopo l’ispezione deve essere archiviato nel Registro dell’Equipaggiamento.
E se il guardiano si trovasse davanti a un regalo, il più grande che l’oceano gli abbia mai fatto?

Ogni membro dell’equipaggio, adulto o bambino che sia, e ogni animale presente sulla barca deve essere documentato e si dovrà svolgere una ricerca circa la sua provenienza.
Ma se la moglie del guardiano gli chiedesse, per una sola volta, di non compiere il proprio dovere? Se dentro quella barca si nascondesse la figlia che lei ha sempre desiderato?

Ambientazione cinematografica, un’isola remota, un faro che domina la scena, la distanza dalla civiltà: immagini e descrizioni suggestive perfettamente armonizzate dalla scrittrice. 
Le parole si snodano tra una pagina e l’altra come onde, e si fa attenzione si può sentire–immaginare il rumore del mare che si infrange sugli scogli vicino a quel faro. Un faro che non ti abbandona, che ti dà una speranza, che illumina. Ma fino a quando? Più che una speranza per i protagonisti è motivo di introspezione, di cambiamento, di una riflessione. Perché il faro-vita non sempre ti dona esattamente quello che chiedi, ma ti guida verso il tuo destino, che a volte può non coincidere con il nostro amore.
E quel faro illumina la strada anche ad una mamma disperata che non smette di combattere per ritrovare il suo unico motivo di vita, la sua bambina dispersa.
Questo è il un punto in cui amore e colpa si incontrano, e non ci lasceranno più.



Un romanzo destinato a diventare un successo editoriale mondiale. 
Dal 3 maggio in tutte le librerie italiane, edito Garzanti.    

M.L. Stedman è nata e cresciuta in Australia Occidentale e ora vive a Londra.  La luce sugli oceani è il suo primo romanzo.

Per maggiori informazioni: http://www.lalucesuglioceani.com/
Per partecipare al concorso Cattura il tuo mare:



giovedì 19 aprile 2012

La vendetta dei pirati

Un grido riempì la grande cabina del bastimento, illuminata soltanto da una lanterna e dalla luce del sole che filtrava dai fori sulla chiglia. Per via delle onde la nave oscillava e questo faceva sentire terribilmente male la signora Ligte, che urlò di nuovo, divincolandosi sul tavolo su cui era sdraiata; la sua mano strinse la presa su quella della donna che la vegliava (da La vendetta dei Pirati di Gruppo Albatros Il Filo)

Romana di nascita, a otto anni ha cominciato a scrivere le prime storie, brevi e fantastiche. All'età di dieci anni ha scritto il mio primo romanzo e d'allora non si è più fermata. Il suo sogno è di diventare una scrittrice. Una particolarità: adora i pirati. E da questa passione è nato
La vendetta dei pirati,  il suo primo romanzo edito.
Abbiamo incontrato la giovane e promettente scrittrice Emanuela Ruggeri per parlare con lei del suo debutto letterario. 



Come è nata la tua passione per la scrittura?
Scrivo da quando ero molto piccola. All'età di otto anni mi divertivo a scrivere storie brevi. A dieci anni ho scritto il mio primo romanzo e d'allora non mi sono più fermata. Scrivo ogni giorno, in ogni
momento perché ne ho bisogno ed è l'unica cosa che mi piace fare veramente
Come nasce il tuo libro?
Dalla passione che coltivo per i pirati. Avevo dodici anni quando ho buttato giù le prime bozze del romanzo, che ho ripreso in mano sette anni dopo. In un anno mi sono documentata
tantissimo sui pirati e ho cercato di migliorare la storia, aggiungendo nuovi personaggi, nuovi capitoli e curando maggiormente lo stile. Per questo sono molto affezionata a ‘La vendetta dei pirati’, che occupa un posto particolare nel mio cuore.
A chi è destinato?
Il libro è destinato soprattutto ai ragazzi che amano l'avventura, ma può essere letto anche da persone adulte, specialmente quelle a cui piacciono le storie sui pirati e le avventure in mare
Ci spieghi la trama del romanzo?
Mila Ligte è la figlia del pirata più temuto dei sette mari. Fin da piccola sogna di poter seguire le sue orme ed entrare a far parte della ciurma della Drago Rosso, la nave dove è cresciuta; ma essere un pirata significa cancellare definitivamente ogni forma di pietà, non è una cosa per donne. Quando, però, il padre di Mila viene ucciso da Occhio Avvelenato, suo acerrimo nemico, la ragazza giura vendetta e, assieme al fratello e al suo amico Jimmy, tenterà di ritrovare il
Marchio Oscuro per regolare definitivamente i conti con il suo capitano.
E' una storia in cui non si intrecciano temi come il coraggio, l'amore, l'amicizia e la famiglia.
Il passo del libro secondo te più significativo?
Per Mila il futuro era già tracciato: sarebbe diventata una donna colta e istruita, avrebbe avuto dei figli e mai avrebbe sposato un pirata. Così voleva la madre, che però non immaginava che un
avvenimento significativo avrebbe cambiato la vita di sua figlia.
Ti piace leggere?
Tantissimo. Adoro leggere, soprattutto i libri d'avventura. Divoro un libro dietro l'altro.
Il tuo libro e autore preferito
Ci sono moltissimi autori che mi piacciono: J.K. Rowling, Tolkien, Barrie, Bernard Cornwell.
Ad essere sinceri, non c'è un libro in particolare che preferisco. I libri che mi sono rimasti nel cuore,
però, sono Peter Pan, Il Signore degli Anelli e la saga di Harry Potter.

Il dolore e la sofferenza la paralizzavano. «Coraggio! Un altro sforzo ed è tutto finito! Ci siete Wendy! È quasi fuori». Un dolore atroce le investì tutto il corpo, bloccandole ogni movimento, e lei ebbe solo la forza di piegare la testa all'indietro, mentre un grido di sofferenza agghiacciante fece tremare la nave. Dopo quell'ultimo sforzo, i dolori cessarono all'improvviso e la cabina si animò del pianto di un neonato. Sfinita ed entusiasta allo stesso tempo, la donna alzò lo sguardo sul medico che l'aveva aiutata a far nascere il suo bambino: teneva tra le braccia il piccolo, sporco di sangue. «Brava!» si complimentò la donna che era stata al suo fianco per tutto il tempo. «È un maschio o una femmina?» chiese Wendy all'uomo: quel particolare le premeva più di ogni altra cosa. Lui la guardò incerto, quasi esitasse a parlare, ma poi si decise a rispondere. «Femmina... ma è bellissima. Somiglia a voi, signora Wendy». La donna non riusciva a crederci: sentì un grosso peso sullo stomaco e per un attimo temette che i dolori le fossero ripresi.




La vendetta dei pirati, Gruppo Albatros Il Filo, pag. 423, €21.50


mercoledì 18 aprile 2012

Coltiviamo la città: per chi vuole dare il primo colpo di rastrello della sua vita.

Negli ultimi mesi ho fatto a conoscenti e amici questa domanda: dove prendi frutta e verdura?
Devo dire che è in aumento la percentuale di chi dice di affidarsi al fruttivendolo della propria zona per avere ortaggi freschi e – si spera – sicuri e sani. E’ chiaro che c’è una voglia di autenticità del prodotto orto-frutticolo e quindi un maggiore interesse per la cura di se stessi. Un ritorno a quella semplicità rassicurante. Avete mai pensato ad un orto urbano? Avete mai pensato che potete farlo anche voi? Bastano poche regole e consigli. Ne abbiamo parlato con l’autore del libro Coltiviamo la città, Massimo Acanfora.



Si può veramente ipotizzare un 'ritorno alla coltivazione dell'orto'  nella dimensione urbana?
Certo, l'orto urbano ha perso "campo" solo nel periodo in cui era stata imposta l'idea che la modernità industriale e la "crescita" fossero la panacea. La crisi ci ha riportati con "i piedi per terra".
Cosa bisogna fare per iniziare a coltivare un orto?
C'è bisogno di poco: terra, contenitori, semi, acqua e cura. Tutte cose che possono essere reperite o costruite a costo quasi zero, come  spiego nel libro.
Perché è importante?
Perché dobbiamo recuperare la consapevolezza di quello che mangiamo e 
uscire dal circolo vizioso della grande distribuzione organizzata che ci ha allontanato dai prodotti della terra e alimenta l'agricoltura industriale.
Per chi abita in condominio c'è pur sempre una possibilità di avere  un orticello?
Quasi sempre. È pur necessario avere uno spazio esterno, almeno un davanzale. Meno diffusi sono gli spazi comuni dove coltivare.
Possiamo definire coltivare l'orto un 'modo di pensare'?
Credo che "coltivare il pensiero" sia simile alla cura della terra. Cambia la destinazione del nostro tempo.
Il discorso dell'orto si intreccia con quello del biologico in  Italia. Perché scegliere il biologico?
Il biologico ha per primo obiettivo salvare più terra e territorio possibile -anche quella dei nostri balconi- dai veleni della chimica. Un prodotto bio inoltre è per certo un prodotto più sicuro.
Quanto farebbe bene alle città se la metà dei cittadini coltivasse un orto o si occupasse di coltivare del verde?
La città cambierebbe volto, tempi e spirito: ma in questo è  indispensabile la collaborazione della pubblica amministrazione locale.
In ultimo: consigli pratici ed utili per partire nella coltivazione  di un orto.
Andate a chiacchierare con chi l'ha già fatto o partecipa a un orto  collettivo. Fatevi consigliare quali verdure e aromatiche sono più  adatte alla vostra zona climatica.
I semi chiedeteli a Civiltà contadina, la terra a chi vive in campagna  o a un buon consorzio agrario. Poi, a seconda della stagione e della  luna, seminate.

Un libro semplice e prezioso perché porta la campagna in città e insegna davvero il “come fare” anche a chi non ha mai visto un seme, una zappa o un annaffiatoio in vita sua. Troverete le ricette per imparare a coltivare ortaggi, frutta e fiori nei fazzoletti di terra urbani: balconi, davanzali, cortili, giardini condominiali, orti urbani. E ancora: il valore sociale, alimentare, educativo e terapeutico che cresce negli orti di comunità, condivisi o in adozione, negli orti scolastici o con il guerrilla gardening.
Imperdibile all’interno del libro il decalogo dei 10 buoni motivi per coltivare un orto urbano.

Secondo Coldiretti, il 37% degli italiani dedica parte del proprio tempo libero al giardinaggio e
alla cura dell’orto dove raccoglie frutta, ortaggi o erbe aromatiche come misura antistress, per passione o anche solo per gratificazione personale.

L’odierno rinnovato interesse per la coltivazione amatoriale dell’orto sembra legato soprattutto al desiderio di avere a disposizione e consumare cibi autentici e ripristinare un contatto con la natura, con gli altri – quando la coltivazione è condivisa – e perfino con se stessi, se si considera questo tempo dedicato al proprio benessere, fisico e spirituale. Immanuel Kant del resto poneva il giardinaggio tra le arti maggiori.



Massimo Acanfora è giornalista di Altreconomia, autore ed editor. Scrive di economia solidale, consumo critico temi sociali. Tra i suoi libri: Un’altra birra! (Altreconomia 2009), e E ora si Ikrea (Altreconomia/Ponte alle Grazie 2011).
Coltiviamo la città, Altreconomia/Ponte alle Grazie, pp. 126 – euro 9,00

martedì 17 aprile 2012

Rubrica Amarcord: Assassinio sull’Orient Express

Erano le 5 di una mattina di inverno, in Siria. Lungo il marciapiede della stazione di Aleppo era già formato il treno che gli orari ferroviari internazionali indicavano pomposamente con il nome di Taurus Express. (da Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie, Mondadori)

La Christie è uno dei miei autori preferiti, e questo è uno dei suoi libri più conosciuti in tutto il mondo.
La letteratura è rimasta affascinata ed incuriosita dall’Orient Express, l’avveniristico treno che partendo da Parigi e attraversava l’Europa arrivando nel cuore dell’Oriente, a Costantinopoli.
E neanche la Christie, amante dei viaggi e turista raffinata, ne è rimasta immune.
L’Orient Express compie il suo primo viaggio il 4 ottobre del 1883, partendo dal binario 8 della stazione Gare de l’Est, nella capitale francese. Scompartimenti curati, lussuosi appartamenti, tendine azzurre ai finestrini, soffitti decorati all’italiana, vagone ristorante da gourmet. Era il re dei treni, e divenne con il tempo anche il treno dei re. E così entrò nella storia diventando un mito.
Torniamo al romanzo della Christie. Il viaggio che inizia fra le pagine della scrittrice inglese non è sul celebre treno ma sul  Taurus Express, un grande treno internazionale, ma non quello dei re.  
Aperto quindi a più avventurieri fra gli ospiti troviamo un ometto singolare e gentile, belga, con accento francese. Hercule Poirot, investigatore privato, devoto della lettura e della deduzione ragionata, maniaco della precisione.

Poirot era un ometto dall'aspetto straordinario. Era alto meno di un metro e sessantacinque, ma aveva un portamento molto eretto e dignitoso. La testa era a forma di uovo, costantemente inclinata da un lato. Le labbra erano ornate da un paio di baffi rigidi, alla militare. Il suo abbigliamento era inappuntabile.
( da Poirot a Styles Court, 1920 )

Nella fredda notte a Belgrado, il treno deve fermarsi causa una forte nevicata. E nel silenzio ovattato dalla neve viene commesso un omicidio. La vittima è il signor Ratchett, un ricco americano. Ucciso con dodici coltellate, ognuna di intensità diversa. Il finestrino del suo scompartimento è stato trovato aperto, ma fuori non ci sono impronte impresse nella neve. L’assassino è uno dei passeggeri ed è ancora a bordo. Vista la complessità del caso viene chiesto a Poirot di risolvere il caso. In attesa che il treno arrivi a destinazione  inizia le sue interviste – interrogatori a personaggi straordinari caratterizzati magistralmente dalla Christie.
Grazie al suo genio e alle sue celluline grigie risolverà il caso più famoso –e  intricato - di tutta la sua mirabolante carriera.    
Attenzione alla Christie però: sono stati versati fiumi di inchiostro sull’analisi letteraria del romanzo perché l’autrice bara nel presentare la storia ai lettori.
A voi la parola: siete riusciti a capire perché?



Agatha Mary Clarissa Miller,  nota come Agatha Christie (Torquay, 15 settembre 1890 – Wallingford, 12 gennaio 1976), è stata una scrittrice britannica. Tra le sue opere si annoverano, oltre ai romanzi gialli che l'hanno resa celebre, anche alcuni romanzi rosa scritti con lo pseudonimo di Mary Westmacott.
Assassinio sull’Orient Express, Mondadori, pag 238, euro 7

lunedì 16 aprile 2012

Prepariamoci

Mai tante crisi tutte insieme: clima, ambiente, energia, risorse naturali, cibo, rifiuti, economia. Eppure la minaccia della catastrofe non fa paura a nessuno. Come fare? Ci vuole una nuova intelligenza collettiva. Stop a dibattiti tra politici disinformati o in conflitto d'interessi. Se aspettiamo loro sarà troppo tardi, se ci arrangiamo da soli sarà troppo poco, ma se lavoriamo insieme possiamo davvero cambiare. (da Prepariamoci, Chiarelettere)
  
Prepariamoci. A cosa? Ad un mondo che avrà sempre meno. Ad esempio meno risorse naturali, meno cibo, energia. Ma se dobbiamo prepararci ad un futuro prossimo difficile questo prepararci non può essere un modo per cambiare qualcosa e reinventare un altro way of life, un pretesto per avere un nuovo approccio al mondo?
Ne abbiamo parlato con l’autore del libro Prepariamoci, Luca Mercalli.


Il titolo del libro può essere inteso già come un avviso per il lettore.
E’ più che altro un invito all’azione. Non ho voluto fare una enumerazione dei problemi ma ho voluto trattare delle possibili soluzioni partendo da un mio modello, che metto in pratica quotidianamente.
Il suo allarme ha come base un’analisi della società odierna. A suo giudizio stiamo inseguendo desideri precari e superficiali?
C’è un’ubriacatura di sogni sbagliati, un inquinamento mentale. Abbiamo conquistato e superato con fatica grossi problemi, come la fame, l’igiene, la libertà  e l’istruzione. Ma attenzione, non tutto si ferma qui, esistono ancora altre ‘piaghe bibliche’.
Una società fondata quindi sull’eccesso.
Vede, spendere soldi per un viaggio e un hotel di lusso sfrenato non sono necessità, ma è un eccesso che non ripaga a lunga scadenza.
Il futuro a cui io aspiro, e che propongo nel mio libro, si raggiunge solo ripulendoci dall’eccesso, sbarazzandoci del superfluo. Se no rischiamo in un collasso del sistema.
Come definirebbe il suo libro?
Non un saggio, un libro di narrazione reso vero perché nasce dall’esperienza e questo lo rende agli occhi del lettore credibile e documentato.
 Da dove partire per intraprendere il suo stile di vita?
Entrare nell’ottica che è un modello che non toglie nulla e che non emargina. Avere l’orto, stare attenti ai consumi e ai rifiuti non dà limiti.
Che vantaggi le dà?
Partici ed economici, perché ho deciso di investire nel mio piccolo nucleo. Ho un orto e pannelli solari. Il risparmio energetico, ad esempio, significa bollette meno care e meno ansie per il futuro.
 E poi, se vogliamo, c’è anche un appagamento etico, nel senso so che sto facendo qualcosa che migliora la qualità della vita di tutti noi e anche per quelli che verranno un domani.  
Lasciamo un consiglio pratico per uno stile di vita sano e consapevole?
Contrastare gli sprechi. Chiedersi ogni giorno per le azioni che compiamo ‘sto sprecando?’.
Se si entra in questa ottica tutto poi diventa più semplice.
Ad esempio, uno dei grandi sprechi italiani è la spesa: quando andiamo al supermercato contiamo fino a dieci prima di prendere un prodotto e chiediamoci in quel lasso di tempo se ne abbiamo veramente bisogno o se la nostra necessità deriva dall’influenza della pubblicità.
In ultimo, le sue letture preferite?
Non ho un libro preferito ma mi sento legato ad alcuni autori. Fra gli stranieri Hesse, per la sua vita vicina alla natura e basata sulla semplicità,  mentre fra gli scrittori italiani Fenoglio, Pavese e Mario Rigoni Stern, perché piemontesi come me.

Il cambiamento, quindi, deve partire dalle nostre case (più coibentate), dalle nostre abitudini, più sane e economiche (dal consumo d'acqua, ai trasporti, dai rifiuti alle energie rinnovabili, dall'orto all'impegno civile). Oggi non possiamo più aspettarci soluzioni miracolistiche: meglio dunque tenere il cervello sempre acceso, le luci solo quando servono.

‘Mi interessa molto il futuro, è lì che passerò il resto della mia vita’-  Groucho Marx



Luca Mercalli, torinese, presiede la Società meteorologica italiana e dirige la rivista "Nimbus".
Ospite fisso della trasmissione Rai3 "Che tempo che fa", cura per "La Stampa" la rubrica di meteorologia e clima. Tra i suoi ultimi libri: FILOSOFIA DELLE NUVOLE (Rizzoli 2008), CHE TEMPO CHE FARÀ (Rizzoli 2009), VIAGGI NEL TEMPO CHE FA (Einaudi 2010).
 Il suo libro PREPARIAMOCI  è ancora  in classifica a un anno di distanza dall’uscita.
Prepariamoci, Chiarelettere, 224 pagine, 14 euro.

sabato 14 aprile 2012

Open

Oggi ho partecipato ad un matrimonio. Al nostro tavolo eravamo tutti amici con in comune la passione del tennis. Si è parlato di Agassi e di Open, la sua biografia.

“Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l'essenza della mia vita“.

Quando l’ho letto mi hanno colpito due cose: lo stile gradevolissimo con cui si snoda la vita di un grande campione – il suo ghostwriter, non menzionato in copertina, è il premio Pulitzer J.R. Moehringer - e la sofferenza con cui descrive la sua vita, che coincide con il suo lavoro, fino al ritiro dai campi.  E francamente non ero pronta a questa tristezza mista ad ansia. 
Il piccolo Agassi inizia a giocare perché il padre capisce, con un semplice calcolo matematico, che se si allenerà in un certo modo tutti i giorni potrà sicuramente diventare un campione. 2500 palle al giorno, 17.500 la settimana, un milione all’anno. Semplice. Basta costruire un drago sputapalle e il gioco è fatto, il resto è solo impegno e costanza, tenacia.
Così Agassi inizia la sua carriera. Per non deludere le aspettative del padre-padrone, non perché volesse veramente giocare a tennis. E coincide con la nascita della sofferenza.
Un campione che ha avuto una carriera ribelle, stupefacente quanto sregolata. E più vinceva, racconta Agassi,  più cresceva il disagio. Un odio che non è mai diventato amore ma che doveva comunque – in qualche modo- esserlo, perché lui doveva giocare a tennis. Perché quello era il suo destino.

 “Dovrei essere contento ora che ho vinto uno slam. Lo dicono tutti. Io però non credo che Wimbledon mi abbia cambiato. Anzi, ho la sensazione di essere stato parte di un piccolo, ignobile segreto – vincere non cambia niente. Adesso che ho vinto uno slam, so qualcosa che a pochissimi al mondo è concesso sapere. Una vittoria non è così piacevole quant’ è dolorosa la sconfitta. E ciò che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente”.  

Sì, il tennis è stato per Agassi la vita, ma non per tutti la vita è semplice, non a tutti è concesso essere felice. Eppure al campione una porta, uno spiraglio si apre. Un modo per trovare un  suo equilibrio, il suo posto nel mondo. Si chiama Steffi Graf, campionessa di tennis, suo amore per molti anni non corrisposto, il ‘monumento della perfezione’ e  ‘la persona più straordinaria che abbia mai conosciuto’ – dirà Agassi più tardi della Graf.
Si ritira nel 2006 con alle spalle match incredibili con rivali storici come Sampras e Curier e  trasmettendo ai colleghi tennisti una grande verità: “Sentirete un sacco di applausi in vita vostra, ragazzi, ma nessuno sarà tanto importante per voi quanto l’applauso…dei colleghi. Spero che ciascuno di voi lo senta alla fine. Grazie a tutti. Addio. E abbiate cura gli uni degli altri”.
Un libro scritto con un’onestà ed una profondità umana fuori dal normale. Un caso unico nella storia della letteratura sportiva.   



Andre Agassi è l'unico giocatore della storia del tennis maschile ad aver vinto un Golden Slam più l’oro olimpico. Ha giocato da professionista dal 1986 al 2006. Attualmente vive a Las Vegas con la moglie, Stefanie Graf, e i loro due bambini.
Open, Einaudi, pag 504, euro 20 

venerdì 13 aprile 2012

Contiamo i libri..


... che ho da leggere prossimamente. Ne avete letto qualcuno per caso? come vi è sembrato?
A domani, stasera spero di riuscire a parlare con un caro amico appassionato di cinema per fare un articolo settimana prossima. Vi aggiorno prossimamente.

giovedì 12 aprile 2012

Il miglior libro per... CHIARA MACI

Se vi dico: esperta di comunicazione ed eventi, sommelier, critica gastronomica,  foodbloogger fondatrice e curatrice del famoso sorelleinpentola.com, chi vi viene in mente?
Tutto questo è Chiara Maci, giudice della trasmissione di successo su La7 Cuochi e Fiamme, in onda tutte le sere alle 18.40, condotta dal cuoco Simone Rugiati.
A distanza di  alcuni mesi dall’uscita del  suo primo libro la incontriamo per parlare di libri – sì, ama leggere e tanto – e di scrittori.
Si è rivelata un’intervista golosa, paragonabile ad un muffin caldo al cioccolato.


Chiara, iniziamo dal tuo rapporto con la lettura?
Meraviglioso fino a qualche anno fa. Il libro accanto al letto era un must. Era il momento di distrazione prima di addormentarmi. Ora mi ritrovo a passare pomeriggi in libreria, tornare a casa con decine di libri e non riuscire a cominciarne neanche uno.
Ho realizzato che amavo leggere fin fa ragazzina. Ma non ho mai letto romanzi o storie di fantasia. Amavo – e amo tuttora-  i libri biografici, quelli legati a storie vere, quelli scritti da giornalisti. Non sopportavo l'idea di leggere libri "inventati" e questa cosa mi è rimasta negli anni. Ancora oggi ho una libreria piena di cronache giornalistiche, saggi e biografie e nessun romanzo (a parte i classici...). 
Fra i tuoi ricordi, qualcuno è legato proprio ai libri?
Ricordo la libreria di casa dei miei genitori, piena di ogni genere letterario possibile. E i miei pomeriggi adolescenziali alla ricerca del libro perfetto...
Quando e dove preferisci leggere?
Quando ho tempo per farlo e nessun pensiero. Quindi in vacanza, principalmente.
Rispondi di getto: un personaggio letterario a cui ti senti legata.
Don Chisciotte. Il pazzo cavaliere che vede il mondo con occhi diversi.
Qual è il tuo libro preferito?
Un uomo di Oriana Fallaci. Ho un legame con questo libro che non saprei spiegare. La Fallaci è anche il mio autore preferito, grazie a lei  ho imparato a scrivere.
Un libro mai finito di leggere.
Il nome della rosa.
E’ in tutte le librerie “In due c’è più gusto” il tuo primo libro, scritto a quattro mani con tua sorella Angela. Diventare scrittrice cosa ha significato per te?
Il primo libro forse è una delle più grandi soddisfazioni che si possano avere. Scrivo da quando avevo 15 anni e dentro di me sapevo sarebbe arrivato prima o poi questo momento.
E’ stato La realizzazione di un grande impegno e la consacrazione di un legame unico con mia sorella.


Che impegno è stato scrivere un libro?
Devo dire che la stesura del testo è stata estremamente semplici, perchè essendo abituate a scrivere ricette ogni giorno, prepararne centoventi in più per il libro è stato un gioco da ragazzi. Il momento più bello è stato quello precedente dello studio del progetto, della scelta degli argomenti, dei titoli divertenti, degli spazi dedicati a noi.
Il libro ha un'impostazione particolare, un ingrediente rivisitato secondo Chiara ed Angela, messo a confronto e completato da un ricordo personale. Struttura interessante, perchè vi distingue dal resto dei libri di ricette.
Volevamo essere facilmente fruibili al lettore, attraverso la scelta dell'ingrediente e non della portata. E ci sembrava necessario aggiungere un ricordo personale, esattamente come nel nostro blog. In fondo le persone che ci seguono sono ormai legate a noi, conoscono la nostra vita e i nostri aneddoti e sono curiose di conoscerne sempre di nuovi.
Quindi ad ogni ricetta un ricordo, come se in ogni  creazione in cucina ci sia un po' - e lasciate - un pezzetto della vostra vita.
Sì, ogni piatto è legato ad un ricordo. Se parlo di sarde, penso immediatamente ad un piatto terribile preparato per una persona speciale un mese fa, se mi nomini la parmigiana mi riporti indietro di venti anni alle estati Agropolesi, se parliamo di tortellini, il ricordo di Bologna e dei miei nonni è ancora vivo. E così per tutto ciò che creo ogni giorno.
In ultimo, qual è il tuo piatto preferito, la ricetta che cucini per chi ami?
La parmigiana di melanzane vince su tutto. Ma l'importante è che siano piatti semplici, anche creativi ma con rispetto della materia prima. Per le persone che amo cucino di tutto, davvero. Ma con il cuore, sempre.

In due c'è più gusto, Pendragon, pagine 158, euro 15